I batteri del genere Chlamydia sono di centrale importanza in medicina veterinaria, e le specie che più frequentemente colpiscono i ruminanti sono C. abortus e C. pecorum, più sporadiche C. psittaci e C. suis.
Nei ruminanti la clamidiosi è associata soprattutto ad aborto ed infezione intestinale subclinica, ma può essere anche causa di congiuntivite, enterite, mastite, nonché patologie sistemiche, come poliartrite ed encefalomielite.
C. abortus è uno dei più importanti agenti abortigeni della specie ovina in tutto il mondo escluse Australia e Nuova Zelanda, agente causale dell’aborto enzootico ovino; essa determina aborto tardivo, natimortalità, nascita di agnelli deboli, che spesso vanno incontro a morte nelle prime 48 ore di vita. Poco noto invece è invece il ruolo patogeno di C. pecorum, batterio diffuso globalmente, potenziale causa di aborto ovino.
Nel 2020 Westermann e colleghi hanno descritto un focolaio abortivo in un allevamento australiano, che coinvolse 3 pecore alla prima gestazione (tra i 12 e i 14 mesi di età) che abortirono tra il 112° ed il 126° giorno di gestazione; nel gregge inoltre si osservò aumento della natimortalità, associata talvolta a distocia e prolasso dell’utero, e riduzione del numero di agnelli svezzati dalle primipare rispetto alle pluripare.
L’iter diagnostico ha compreso autopsia dei tre feti con esteso campionamento istologico, immunoistochimica, esame colturale, PCR e sequenziamento.
La lesione principale era a carico della placenta; i cotiledoni erano di colore rosso scuro-brunastro con essudato brunastro; nelle regioni intercotiledonari erano presenti aree multifocali di ispessimento rossastro con essudato disomogeneamente distribuito.
All’esame istologico l’epitelio trofoblastico di cotiledoni ed aree intercotiledonari appariva estesamente necrotico, mentre nei trofoblasti residui si potevano evidenziare corpi inclusi intracitoplasmatici, acido-resistenti, circolari, tipici di Chlamydia spp; nello stroma dei villi e nell’interstizio erano presenti emorragie ed edema, con lieve infiltrazione di fibrina, neutrofili e macrofagi, e multifocale vasculite con necrosi fibrinoide della parete e trombosi vascolare.
A livello cerebrale era presente gliosi multifocale, con occasionali noduli gliali, manicotti perivascolari e infiltrati similari leptomeningiali. In un soggetto era presente pielonefrite necrotizzante.
L’esame immunoistochimico, condotto con l’uso di un anticorpo monoclonale per il lipopolisaccaride di Chlamydia, è risultato positivo in molti campioni derivanti dalle membrane fetali e dagli altri tessuti fetali in 2/3 feti. Sempre con IHC sono stati esclusi altri agenti abortigeni come Toxoplasma gondii ed altri.
La coltura batterica non ha dato esito positivo, neanche dopo utilizzo di terreni selettivi per Campylobacter o Salmonella, due dei principali batteri abortigeni nella pecora.
Molti tessuti di tutti e tre i feti sono risultati positivi alla qPCR per Chlamydia spp, ed in seguito a PCR specifica per C. pecorum, mentre non è stato rinvenuto DNA di C.abortus, Leptospira spp., C. burnetii. Successivamente è stata eseguita una MLST (Multilocus Sequence Typing) dalle membrane fetali, che ha identificato il genotipo ST23 di C. pecorum in tutti e tre i feti.
Questo genotipo è stato precedentemente associato a differenti stati patologici, come poliartrite e congiuntivite negli ovini e polioencefalomielite sporadica nei vitelli.
Il meccanismo patogenetico dell’aborto da Chlamydia è ancora sconosciuto, probabilmente multifattoriale con intervento di fattori diretti e indiretti, come danno placentare diretto (che provoca difetto negli scambi di materno-fetali di ossigeno e nutrienti ed alterazione delle funzioni endocrine placentari), infezione fetale con conseguente risposta immunitaria, e vasculite trombotica.
In conclusione lo studio conferma il ruolo abortigeno di C. pecorum, descrivendo lesioni placentari simili a quelle indotte da C.abortus (diffusa e grave placentite necrotico-suppurativa e vasculite nella porzione corioallantoidea, prevalentemente intercotiledonare) e per la prima volta descrive la pielonefrite fetale associata a questo patogeno.
(Thomas Westermann et al, Chlamydia pecorum–Associated Sporadic Ovine Abortion Veterinary Pathology 1-9)
NOTE DI REDAZIONE:
L’esame della placenta è talora più importante dell’esame del feto abortito
Necrosi (prevalentemente) intercotiledonare -> cause batteriche (Chlamydia, Coxiella, Brucella)
Necrosi (prevalentemente) cotiledonare -> cause protozoarie (Toxoplasma)
NE PARLEREMO AL MASTER CON LA PROFESSORESSA VALENTINA BUSIN (UNIVERSITA’ DI GLASGOW)