La coccidiosi rappresenta uno dei maggiori problemi dell’allevamento caprino a livello mondiale, causando perdite economiche, legate soprattutto allo scarso incremento ponderale, ai costi per i trattamenti e alla morte dei capretti. Le specie più patogene e più frequenti sono Eimeria arloingi e Eimeria ninakohlyakimovae. In generale la patologia può riguardare capre di ogni età, e si manifesta con diarrea da lieve ad emorragica, con perdita di peso, disidratazione, ritardo nella crescita e morte dei capretti gravemente infestati.
La patogenicità di Eimeria spp. è legata alla sua capacità replicativa nelle cellule endoteliali prima (prima divisione merogonica) e negli enterociti poi, con l’induzione in quest’ultima sede di erosioni di diversa gravità.
Molti fattori possono influenzare il decorso della coccidiosi, in particolare giovane età, stress intercorrenti, competenza del sistema immunitario, densità animale o numerosità del gregge, ed altri parametri legati alla gestione del gregge ed alle condizioni climatiche.
Per cercare ulteriori fattori predisponenti, Silva e colleghi (2020) hanno svolto uno studio nella regione di Alentejo (Portogallo), nella quale la maggior parte degli allevamenti è di tipo estensivo e semi-estensivo; sono state valutate 37 greggi di almeno 20 capi, con una numerosità di almeno 10 soggetti (5 adulti e 5 capretti di età inferiore a 5 mesi), dai quali è stato determinato il faecal score e quantificate e identificate le oocisti, sia in totale che specificamente di E. arloingi e E. ninakohlyakimovae.
All’allevatore è stato posto un questionario sulla gestione dell’allevamento, con quesiti riguardanti il numero di capre in toto, il numero dei capi giovani e degli adulti, luogo delle nascite, l’area totale dell’azienda, tipo di management, attitudine, stagione di campionamento, trattamenti antielmintici o anticoccidici, numero e tempo di trattamento per anno e l’anamnesi remota di coccidiosi della stalla. Tramite un sistema informatico geografico sono state localizzate le aziende e sono stati documentati diversi fattori geografici, come pendenza, esposizione, altitudine, terreno, temperatura media annua e precipitazioni.
Con opportuno approccio statistico sono stati messi in relazione gli indici fecali con diversi fattori di rischio, in particolare luogo delle nascite (esterno o indoor), tipo di allevamento (estensivo, semi-estensivo, intensivo), stagione di campionamento, età dell’animale, numero degli animali totali dell’allevamento, numero di capretti, numero di madri, densità animale, esposizione, pendenza, altitudine, terreno (caratteristiche della superficie, se arabile, se prato permanente, aree agricole, boschive e semi naturali, temperatura media annua e precipitazioni).
In un secondo passaggio sono stati considerati i fattori considerati più importanti, quali età e luogo di nascita, e messi in relazione con numero totale degli animali, per stabilire una possibile relazione.
Tutti i campioni esaminati sono risultati positivi a Eimeria, dimostrando la sua ubiquità nella specie caprina; solo due allevamenti eseguivano un programma di metafilassi (diclazuril (Vecoxan®, Elanco a due settimane di vita), ma la carica di oocisti per grammo di feci non era inferiore alle altre aziende, evidenziando come il controllo della coccidiosi non può essere basato solo su trattamenti profilattici e metafilattici, ma anche su una corretta gestione ambientale.
In generale l’età è emersa come il più importante fattore intrinseco di rischio; i giovani infatti sono maggiormente affetti e più facilmente vanno incontro a forme cliniche, mentre queste sono rare negli adulti che sono più resistenti alla reinfezione pur continuando ad eliminare oocisti, essendo l’immunità sviluppata non completamente protettiva.
In questo studio, contrariamente a quanto riportato in letteratura, né il tipo di management (intensivo, semi-intensivo o estensivo) né la densità degli animali o la stagione di campionamento sono risultati essere fattori di rischio, mentre si è rivelato critico il numero totale di animali
Il luogo per le nascite invece si è dimostrato un fattore di rischio importante, ma solo per E. ninakohlyakimovae: i capretti che nascevano in stalle all’esterno, soprattutto in contesti di sovraffollamento, potevano soffrire le cattive condizioni igienico-ambientali e mostravano tassi di eliminazione delle oocisti maggiori.
Per prevenire le perdite economiche causate da questa patologia è importante instaurare piani di controllo adeguati e esami diagnostici accurati, soprattutto in quelle aziende con un’anamnesi di alta morbidità e mortalità.
(L.M.R. Silva, et al. Analysis of potential risk factors of caprine coccidiosis. Veterinary Parasitology: Regional Studies and Reports 22 (2020) 100458) https://doi.org/10.1016/j.vprsr.2020.100458
NOTE DI REDAZIONE
Eimeria arloingii -> enterite da acuta con edema intestinale e diarrea acquosa, a cronica con lesioni polipoidi e placche
Eimeria ninakohlyakimovae -> tiflocolite con edema e emorragie focali
I protozoi possono permanere a lungo nelle lesioni proliferative anche in assenza di sintomatologia clinica.
NE PARLEREMO AL MASTER CON LA PROFESSORESSA FABRIZIA VERONESI (UNIVERSITA’ DI PERUGIA)